giovedì 8 settembre 2016

THE TRANSPARENT WOMAN - LA RECENSIONE





















THE TRANSPARENT WOMAN: IL GIALLO INTROSPETTIVO DI DOMIZIANO CRISTOPHARO.

TRAMA:

Anna è una bella donna cieca e fieramente indipendente. A causa di problemi finanziari il marito Carl deve vendere l’appartamento in cui vivono e la coppia si trasferisce, così, in una vecchia casa solitaria circondata dai campi. Anna non è felice lì e si sente ancora più isolata rispetto alla sua condizione, ben presto però alcuni rumori misteriosi e l’accadimento di strani fatti la porterà a credere che non è poi così sola...






















LA RECENSIONE: 

Non è affatto strano che Domiziano Cristopharo sia uno dei registi più apprezzati del panorama indipendente, non c'è da stupirsi che i suoi lavori vengano così tanto amati ed elogiati all'estero e altrettanto ignorati in Italia. 
Come ho scritto altre volte Cristopharo è un regista che non si piega e non scende a compromessi, è invece un artigiano che vuole dare il massimo sfogo alle proprie idee e alla propria creatività, senza pudori, senza tabù e senza schemi banali. 
Con The Transparent Woman il regista ci regala un interessante giallo introspettivo che rende omaggio al cinema degli anni 70 (senza però sfociare mai nel citazionismo più becero o troppo esagerato), una pellicola dove possiamo ritrovare il cinema di Sergio Martino e pellicole storiche come "Lo strano vizio della signora Wardh", dove troviamo "Psycho" di Hitchcock ma anche il cinema di Pupi Avati e di Joe D'amato. 
Lo sceneggiatore Andrea Cavaletto (autore di Dylan Dog) riesce a dare vita ad una storia minimalista che non si perde troppo tra dialoghi e spiegazioni inutili, che non corre a mille ma che fa invece dei suoi silenzi e dei suoi movimenti lenti il proprio punto di forza. 
Girato quasi tutto in interni la pellicola di Cristopharo è un'opera originale fatta di attese e di particolari da osservare, un film dove la location diventa parte stessa del cast e dove lo spettatore non riesce mai a sentire la presenza della macchina da presa. 
Cristopharo punta tutto sulle inquadrature, sulla fotografia e sulle musiche, lascia a casa i dialoghi e fa crescere la suspense fino a far sfociare il tutto in grida, urla e morti imbalsamati
La stupenda Roberta Gemma (la quale interpreta magistralmente il ruolo della protagonista cieca) ci regala una prova attoriale che lascia tutti a bocca aperta, Arian Levanael riesce a ghiacciarci con i suoi sguardi e i suoi silenzi e la trovata di far interpretare a Giovanna Nocetti il ruolo di un prete è un'idea tanto geniale quanto terrificante.
Cristopharo dimostra ancora una volta di essere un regista capace di girare qualsiasi cosa voglia, è riduttivo accostarlo al genere Horror o Thriller, i film di Cristopharo sono dei serpenti che cambiano pelle, delle opere in continuo mutamento e trasformazione che riescono a mutare da un genere all'altro: dal film d'autore al genere giallo, dal surrealismo al grottesco, passando da ottime scene di nudo ed erotismo a bellissime scene di splatter, non vi è quindi una classificazione per il regista, non c'è nessuna etichetta, non c'è ne conformismo ne omologazione nel il cinema di Domiziano Cristopharo.




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