lunedì 8 giugno 2015

YOUTH: LA GIOVINEZZA - LA RECENSIONE


 LA GIOVINEZZA: SORRENTINO PASSA DA FELLINI A BERGMAN. 

TRAMA:

Youth La giovinezza, il nuovo film di Paolo Sorrentino, si svolge in un elegante albergo ai piedi delle Alpi dove Fred e Mick, due vecchi amici alla soglia degli ottant'anni, trascorrono insieme una vacanza primaverile. Fred è un compositore e direttore d'orchestra in pensione, Mick un regista ancora in attività. Sanno che il loro futuro si va velocemente esaurendo e decidono di affrontarlo insieme. Guardano con curiosità e tenerezza alla vita confusa dei propri figli, all'entusiasmo dei giovani collaboratori di Mick, agli altri ospiti dell'albergo, a quanti sembrano poter disporre di un tempo che a loro non è dato.






















E' il nuovo film di Paolo Sorrentino, il secondo ad essere stato girato completamente in lingua inglese. Prodotto dalla IndigoFilm, in coproduzione con Bis Films, Pathé, C-Films, Medusa Film e che ha tra i suoi attori Micheal Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz e Jane Fonda. 


LA RECENSIONE: 

Fred
è un direttore d'orchestra e un compositore di musica classica che vive la separazione della figlia dal marito, il quale decide di lasciarla per mettersi con una Pop Star, il mestiere più osceno del mondo (dice Fred in una scena). Poi abbiamo Mick, un vecchio regista ancora in attività, che viene abbandonato dalla sua più grande attrice (Jane Fonda), perchè quest'ultima decide di lasciare il mondo del cinema per dedicarsi a quello delle Serie Tv, mondo che secondo lei rappresenta il futuro, ansi il presente (dice la Fonda in una scena). Da questa sinossi possiamo notare come Sorrentino voglia mettere a confronto due epoche, quella del secolo passato, ormai vecchia ed ancorata ad un retro stile di vita, e la generazione del 2.0, che rappresenta un'epoca giovane ma piena di vuoti e di esseri superficiali. In questo nuovo film sembra  che il regista abbandoni la strada Felliniana che sembrava avere preso con "La Grande Bellezza", per buttarsi invece su di un cinema più riflessivo alla Ingmar Bergman, anche se usa sempre degli schemi già usati nei suoi precedenti film: come unire la sacralità e la cafonaggine, mostrare personaggi silenziosi che sembra abbiano dei segreti da nascondere e girare inquadrature fisse dalle luci barocche che potremo definire "quadri di celluloide". Sorrentino decide ancora una volta di volerci mostrare come siamo realmente, ci mostra la nuova società e le nuove generazioni, non critica i giovani, al contrario, seguendo con attenzione il film potremo notare che il regista vuole esprime un concetto molto semplice e diretto, e cioè: anche se viviamo in un'epoca fatta di tecnologia, di luci fluorescenti e di apparente superficialità, se osserviamo a modo possiamo sempre trovare della bellezza, anche nel nuovo e nel giovane.


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