mercoledì 2 luglio 2014

VINYL - QUANDO ANDY WARHOL REALIZZO' ARANCIA MECCANICA PRIMA DI KUBRICK



























Vediamo il primo piano dell'attore Gerard Malanga,  il quale, segue con la testa il movimento di due pesi sollevati alternativamente, la macchia da presa si sposta indietro, l'inquadratura si allarga e ci mostra gli altri personaggi presenti nella scena: un uomo sulla sinistra seduto su di una poltrona da regista,  un altro alle sue spalle che fuma una sigaretta e, alla sulla destra seduta su di un baule, colei che diverrà presto la musa di Warhol, Edie Sedgwick

Questa è la scena con cui si apre Vinyl, il film di Andy Warhol del 1965 basato sul famoso romanzo fantapolitico di Anthony Burgess "Arancia Meccanica" (portato poi al cinema nel 1971 da Stanley Kubrick).
La versione di Warhol dobbiamo dirlo è molto diversa, sia dal romanzo, che dalla versione che farà poi Kubrick in seguito. Warhol tralascia completamente i risvolti psicologici del soggetto, sembra volerci mostrare solo il lato volgare, violento e teppistico della storia, fermandosi solo sui turpiloqui del protagonista e sulla famosa scena della "Cura Ludovico", che in questa versione cinematografica si trasforma in una specie di tortura sadomasochistica, con tanto di protagonista seminudo, legato ad una sedia e con una maschera di gomma sul viso.

Tutto il film si svolge all'interno della famigerata Factory (con un' illuminazione molto rudimentale e con una sola inquadratura ripresa in 16mm), i movimenti di macchina sono quasi inesistenti e i dialoghi sono spesso e volentieri improvvisati, ma chi è abituato ai film di Warhol certo non si scandalizzerà per questo.
Nonostante questo, Vinyl, può essere forse considerato il primo "vero" film di Wharol e forse uno dei meno noiosi e sperimentali , per il semplice motivo che questa volta non riprende cose inanimate (come una torre che si illumina) o  attori che si baciano e dormano, questa volta Warhol ci regala una pellicola si rudimentale e grezza, ma che allo stesso tempo è una perfetta rappresentazione del cinema Underground degli anni 60.   


La figura di Edie Sedgwick nel film appare come una mosca bianca, non si capisce infatti cosa ci faccia una ricca e viziata ragazzina dell'alta borghesia, in mezzo a teppisti e ragazzi di strada (Warhol sembra averla voluta nella pellicola solo per il suo fascino e il suo aspetto molto fotogenico), nfatti, di lì a poco Andy userà Sedgwick in molti altri dei suoi film, facendola diventare ben presto un'icona di quello stesso ambiente che prima le succhierà il sangue e poi la lascerà morire per overdose da barbiturici. 
Warhol resterà completamente indifferente alla notizia della sua morte, come restò indifferente al suicidio di un altro dei suoi attori principali "Fred Herko", commentando il suo suicidio con questa frase “Perché non me lo ha detto? Saremmo potuti andare lì a filmarlo”.

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