martedì 9 dicembre 2014

MAGIC IN THE MOONLIGHT - RECENSIONE



























IL NUOVO FILM DI WOODY ALLEN CHE MESCOLA MAGIA, COMMEDIA, FEDE E AMORE. 


TRAMA:

 L'illusionista cinese Wei Ling Soo è il più celebrato mago della sua epoca, ma pochi sanno che il suo costume cela l'identità di Stanley Crawford, uno scorbutico ed arrogante inglese con un'altissima opinione di sé stesso ed un'avversione per i finti medium che dichiarano di essere in grado di realizzare magie. Convinto dal suo vecchio amico, Howard Burkan, Stanley si reca in missione nella residenza della famiglia Catledge, in Costa Azzurra: Grace la madre, Brice il figlio e Caroline la figlia. Si presenta come un uomo d'affari di nome Stanley Taplinger per smascherare la giovane ed affascinante chiaroveggente Sophie Baker che risiede lì insieme a sua madre. Sophie arriva a villa Catledge su invito di Grace, la quale è convinta che Sophie la possa aiutare ad entrare in contatto con il suo ultimo marito e, una volta giunta lì, attira l'attenzione di Brice, che si innamora di lei perdutamente. Già dal suo primo incontro con Sophie, Stanley la taccia di essere una mistificatrice facile da smascherare. Ma, con sua grande sorpresa e disagio, Sophie si esibisce in diversi esercizi di lettura della mente che sfuggono a qualunque comprensione razionale e che lasciano Stanley sbigottito...





















Allen torna a distanza di un anno, dopo lo stupendo "Blue Jasmine", con una commedia d'amore dai toni magici ed eleganti, ambientata in una stupenda Costa Azzurra degli anni venti. Ad interpretare la pellicola abbiamo Colin Firth, nella parte di uno scettico e arrogante illusionista, ed Emma Stone nella parte di una medium che forse ha un segreto da nascondere. 


RECENSIONE: 

Devo dire che il film non raggiunge i livelli del precedente "Blue Jasmine", ma dobbiamo riconoscere che con tutto lo "schifo" che sta appestando le nostre sale, questa pellicola è senza dubbio una piccola perla. 
Una bellissima Costa Azzurra che fa da cornice a questa pellicola dalla fotografia solare e dai colori accesi. Allen ci porta di giorno nei giardini da tè dell'alta società e la notte nei locali notturni dove possiamo ascoltare dell'ottimo Jazz (grande amore del regista).
Nel personaggio di Colin Firth (scelta forse non troppo azzeccata) possiamo vedere i caratteri che rappresentano il regista: l'amore per la magia e l'illusionismo, il fatto che sia ateo e scettico, il suo amore per la letteratura (in particolare la filosofia) e le ciniche e pungenti battute che ogni tanto fanno capolino. 
Mentre Firth (a mio parere) non è proprio la scelta migliore, la Stone è senza dubbio una scelta azzeccatissima e geniale. Abituati a vederla vestire i panni della classica adolescente americana dei nostri tempi, Allen prende il suo personaggio e lo trasporta direttamente negli anni venti, cambiando solo il contesto temporale, ma lasciandola sempre una classica e materialistica ragazzetta innamorata dello shopping e della bella vita. Con questa pellicola Allen dimostra di essere ancora un vero professionista della cinepresa, che nonostante la sua età, continua a regalarci piccoli e magici capolavori. 







Nessun commento:

Posta un commento