venerdì 16 settembre 2016

CARNAGE PARK - LA RECENSIONE





















L'AMERICAN SNIPER DEL GENERE HORROR INDIPENDENTE. 

TRAMA: 

1978. Una squadra di aspiranti truffatori compie una pasticciata rapina in una banca di provincia e fugge, portando con sé un ostaggio nella vastità del deserto californiano. Qui, il gruppo si ritroverà presto al centro di una straziante lotta per la sopravvivenza contro uno psicotico cecchino ex militare.




















LA RECENSIONE: 

Ecco cosa succede quando un produttore pazzo come Eric Fleischman (Diablo Entertainment) decide di mettersi alla ricerca di nuovi registi talentuosi per poi affidargli progetti folli come il qui presente Carnage Park. 
Succede che il regista che trova sia più pazzo del produttore stesso, succede anche che tale regista con quattro soldi riesca a tirare fuori una pellicola brutale, violenta e ricca di tensione, succede poi che questa pellicola venga portata nei templi del cinema indipendente come il Sundance Festival o il SXSW Film Festival e che faccia impazzire il pubblico.  
Carnage Park è una pellicola con un idea di base molto semplice e poco originale, una storia vista e rivista, il classico gioco del gatto e del topo, ma non è nel soggetto che il film mostra il meglio di se, la sua forza sta infatti nella messa in scena, nelle sue atmosfere tipicamente da b-movie anni 70, nella sua fotografia sporca e arida, nella caratterizzazione dei personaggio e nel montaggio anarchico e ritmato. 
Esattamente come Rob Zombie, Mickey Keating, riesce a riportare sullo schermo quelle atmosfere e quei sapori che si trovavano in quelle pellicole da cinema Grindhouse, in quei quei vecchi film d'exploitation a basso costo che hanno influenzato generazioni intere di cinefili amanti dello stile vintage e retrò. 
Con Carnage Park non ci troviamo davanti al solito film indipendente che vuole rendere omaggio al vecchio cinema di genere con le sue citazioni forzate (anche se non è difficile trovare richiami al cinema di Wes Craven "le colline hanno gli occhi" o quello di Tobe Hooper "Non aprite quella porta"), ne ci troviamo davanti al solito horror dove gli attori sembrano essere stati catapultati direttamente dagli anni 2000 al 1978 e dove la protagonista femminile ha sempre il solito aspetto da ragazza gnocca e cazzuta.
Carnage Park è un film che tutti gli amanti del genere dovrebbero apprezzare ed amare, un film dove la regia conta alla grande, dove il montaggio la fa da padrone e dove le musiche non sono composte dai soliti violini smorzati, ma sono realizzate con stupendi brani dell'America sudista, canzoni inquietanti dalle voci afone e dalle chitarre riverberate. 
Keating non punta sul tema di famiglie di redneck dedite al cannibalismo o all'incesto, ci racconta invece un America del sud omertosa, conservatrice e malata, l'America dello slogan "God, Guns and Guts", guerrafondaia, maschilista e dai toni filo nazisti  alla Charlton Heston, dove troviamo personaggi che amano il loro fucile e lo tengano sempre a portata di mano, in poche parole l'Amerca di Donald Trump. 



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