TRAMA:
Uno chalet isolato in una foresta innevata... Un uomo accecato dall'alcohol... Una donna incapace di ribellarsi... E un bambino di 8 anni, con un viso cupo e due occhi oscuri... Il silenzio della notte sará squarciato da grida mortali... L'incubo ha inizio!
LA RECENSIONE:
Dopo aver fatto strage di premi nei festival indipendenti di tutto il mondo ed essere anche riuscito ad entrare nella selezione dei David di Donatello 2018, ecco che arriva il nuovo lavoro del regista Davide Melini.
Con un'esperienza alle spalle su set come "La terza madre" e in serie tv internazionali del calibro di "Penny Dreadful", Melini da vita ad una favola nera che mescola drammi familiari, incubi, sogni e paure.
Interpretato benissimo da Michael Segal, Pedro Sànchez e Tania Mercader, Lion, è un'opera costruita sulla tensione, un corto dove la macchina da presa si muove tra ombre e oscurità con i giusti tempi, è quello che non vediamo il vero punto di forza del cortometraggio, è l'avvertire il pericolo e non il subirlo che mette paura allo spettatore: due occhi diabolici avvolti nell'oscurità o i passi pesanti di un grosso animale che si aggira nella stanza.
Melini non è un dilettante e lo si capisce dall'ottimo uso che riesce a fare del mezzo cinematografico, riuscendo infatti a mettere ansia e angoscia nello spettatore usando luci, movimenti e suoni (esattamente come dovrebbe essere un buon horror).
Sangue e violenza non mancano all'appello e non manca nemmeno l'ottima ambientazione innevata che riesce a dare al corto quell'atmosfera tra horror e fantasy.
In poche parole Melini è stato capace di creare una stupenda favola dell'orrore che, oltre a mettere paura, riesce anche a mandare il suo messaggio personale (come nella migliore tradizione del cinema di genere).
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