martedì 5 gennaio 2016

THE HATEFUL EIGHT - LA RECENSIONE


















IL THRILLER IN CHIAVE WESTERN DI QUENTIN TARANTINO. 

TRAMA: 

La guerra di secessione è finita da qualche anno. Una diligenza viaggia nell’innevato inverno del Wyoming. A bordo c'è il cacciatore di taglie John “The Hangman” Ruth (Kurt Russell) e la sua prigioniera Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), diretti verso la città di Red Rock dove la donna verrà consegnata alla giustizia. Lungo la strada, si aggiungono il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato diventato anche lui un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins) , che si presenta come nuovo sceriffo di Red Rock. Infuria la tempesta e la compagnia trova rifugio presso la stazione della diligenza di Minnie Haberdashery, dove vengono accolti non dalla proprietaria, ma da quattro sconosciuti: Bob (Demian Bichir), che è accompagnato dal boia di Red Rock Oswaldo Mobray (Tim Roth), il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale della Confederazione Sanford Smithers (Bruce Dern). La bufera blocca gli gli otto personaggi che ben presto capiscono che raggiungere la loro destinazione non sarà affatto semplice. Per molte ragioni. 





















LA RECENSIONE: 

Se Django Unchained ci aveva mostrato il mondo schiavista e intollerante degli stati del sud, con questa pellicola Tarantino prende completamente un'altra strada e ci porta nelle fredde e innevate zone del Wyoming, un anno dopo la fine della guerra civile americana. E' forse l'opera più originale del regista, senza citazioni, tributi o richiami espliciti ad altre pellicole del cinema di genere. Dalla sceneggiatura, alle stupende musiche originali del maestro Morricone, The Hateful Eight si dimostra un film spietato e crudele, cinico e vendicativo, una pellicola che parte con un ritmo lento ma che riesce ad aumentare di velocità mano a mano che la storia va avanti, per poi esplodere in colpi di scena visivi e narrativi per niente banali e scontati. Tarantino sembra volersi allontanare dalle classiche pellicole di genere a cui siamo abituati e alle quali lui è particolarmente affezionato, usa un contesto western, ma crea allo stesso tempo una pellicola che sembra avvicinarsi molto di più a generi cinematografici come il Giallo e il Thriller, ricordando opere letterarie come "Dieci Piccoli Indiani" di Agatha Christie. L'ambientazione da pièce teatrale, i personaggi particolarmente caratterizzati e i lunghi dialoghi (in puro stile tarantiniano), non rallentano affatto il film, gli danno invece quel tocco tipico e originale che è solo suo e che nessuno potrà mai emulare.
Il cast è formato da volti ormai celebri del cinema americano (Bruce Dern, Jennifer Jason Leigh), nuove rivelazioni del grande schermo e della televisione (Walton Goggins) e vecchie glorie, ormai storiche, dei film di Tarantino (Samuel L Jackson, Michael Madsen e Tim Roth). Con il suo stile e il suo tocco magico nello scrivere, Tarantino riesce a creare una serie di otto personaggi spietati, cattivi e pronti a tutto pur di poter portare a casa la pelle (esattamente come in "Pulp Fiction" o "Le Iene"), allo spettatore non resta altro che restare seduto ed osservare, aspettando di vedere chi di loro uscirà per primo allo scoperto e che fine atroce e crudele gli spetterà. 


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