L'AMORE COME L'ACQUA SI ADATTA AD OGNI TIPO DI RECIPIENTE.
TRAMA:
Nel 1963 nell’America segnata dalla guerra fredda, in un laboratorio governativo segreto ad alta sicurezza lavora la solitaria Elisa, muta dalla nascita e intrappolata in un’esistenza di silenzio e isolamento La sua vita cambia però in maniera inevitabile quando con la collaboratrice Zelda scopre un esperimento classificato come segreto…
LA RECENSIONE:
La guerra fredda, l'America borghese dei primi anni 60, la corsa allo spazio, la segregazione razziale, i diritti delle donne, la diversità e l'amore in tutte le sue forme, questi gli elementi che troverete guardando "La Forma dell'Acqua", l'ultimo lavoro del regista messicano Guillermo Del Toro.
C'è poco da dire su Del Toro, chi conosce la sua storia e i suoi film sa che tipo di artista sia: un regista che vuole essere libero, che non scende a compromessi e che non si è mai fatto inghiottire dalla macchina di Hollywood, uno dei pochi registi capace di prendere il cinema di genere e trasformarlo in forma autoriale (e questo suo nuovo lavoro ne è l'ennesima dimostrazione).
Con una stupenda fotografia verde acqua e una scenografia curata nei minimi dettagli e dai toni vintage, il regista, riesce ancora una volta a stupirci e a lasciarci a bocca aperta, questa volta però niente robottoni, niente diavoli armati di pistola e niente insetti giganti, questa volta Guillermo decide di raccontarci una bellissima favola che ha come tema principale l'amore e la diversità.
Del Toro ci mostra l'America dei primi anni 60, un paese fatto di muri, una nazione troppo spesso in guerra (sia con le altre nazioni che con i suoi stessi cittadini), un'America che finge di parlare di libertà ma dove le donne vengono ancora considerate cittadine di seconda categoria, dove chi ha il colore della pelle diverso non ha i tuoi stessi diritti e dove l'amore omosessuale è visto come un qualcosa di cui vergognarsi.
La regia di Del Toro è impareggiabile, sempre perfetta e ben curata, non si fa mai sentire pesante e, senza bisogno di troppi dialoghi, riesce a dirigere un cast veramente formidabile, una serie di attori perfetti per le loro parti: Sally Hawkins non è mai stata così brava (a mio parere), Michael Shannon mai così cattivo e spietato, Richard Jenkins è di una sensibilità unica e Doug Jones è ormai destinato ad essere l'uomo pesce di Guillermo Del Toro.
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